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FINISTERRE ATTO SESTO: SU IL SIPARIO IL 17 NOVEMBRE

La presentazione della rassegna teatrale valdagnese, 9 spettacoli da novembre a maggio
FINISTERRE ATTO SESTO: SU IL SIPARIO IL 17 NOVEMBRE
In cartellone una maratona dedicata a Primo Levi, ma anche Dance Well e Marco Baliani


Aprirà il prossimo 17 novembre la rassegna teatrale valdagnese Finisterre – Teatro ai confini che per la stagione 2019-2020 propone al pubblico un totale di 9 spettacoli.

La rassegna è promossa dal Comune di Valdagno, in collaborazione con La Piccionaia, Licei di Valdagno, I.I.S. “Marzotto-Luzzatti”, Parrocchia di Santa Maria Madre della Chiesa di Ponte dei Nori, Livello 4, Selleria Equipe, Autovisper e con il patrocinio della Fondazione Banca Popolare di Marostica Volksbank.

Finisterre è un progetto di disseminazione del teatro nel territorio. Ogni anno si arricchisce di nuove collaborazioni, proponendo un programma in cui campeggiano attori e compagnie pluripremiati e ben accreditati nel panorama del teatro contemporaneo. Anno dopo anno Finisterre si è configurato con un crescendo di scelte artistiche sempre più adattate al territorio di riferimento, come accadrà quest'anno ad esempio per gli spettacoli di Fanny&Alexander e Marco Baliani.

Alla base della rassegna troviamo un intenso lavoro di rete che coinvolge numerosi ed eterogenei soggetti del territorio che sostengono idealmente ed economicamente la programmazione. Fin dalla sua origine, poi, Finisterre porta il teatro oltre i luoghi canonici, dislocandolo in diverse location che nel tempo si stanno sempre più caratterizzando per tipologia di proposta. Quest'anno tra i luoghi che entrano di diritto nel cartellone troviamo anche la sala consiliare.

Infine, nel rinsaldare la collaborazione con l'Associazione Livello 4, sarà attivato un nuovo laboratorio ZOOM officina, rivolto ad un target specifico di spettatori professionisti con lo scopo a sua volta di offrire un'occasione di formazione per giovani spettatori.

Il cartellone si snoderà a partire dal 17 novembre, quando al Museo delle Macchine Tessili sarà di scena il progetto Dance Well curato da Francesca Foscarini e Cosimo Lopalco. Lo spettacolo, nato a Bassano del Grappa, porta in scena nelle vesti di veri e propri danzatori alcuni malati di Parkinson.

Si finirà invece il 23 maggio, come ormai da tradizione, alla Selleria Equipe con Pantakin e lo spettacolo I tre maggiordomi e un bebè, in un affascinante mix tra circo-teatro, danza e magia.

Il 6 dicembre l'attore, scrittore e autore Marco Baliani, icona del teatro contemporaneo italiano, porterà sul palco del Teatro Super il suo Una notte sbagliata.

Gli spazi dell'ex galoppatoio ospiteranno il 18 gennaio la danza firmata da Claudia Rossi Valli e da quattro emergenti artiste che si affacciano alle porte della carriera professionale.

Tra le novità della stagione 2019-2020 troviamo una maratona dedicata a Primo Levi, il 1 febbraio, nel centenario della nascita. In tre diversi momenti, la compagnia ravennate Fanny&Alexander si cimenta in un esercizio di remote acting che farà rivivere le parole dello stesso scrittore, attraverso un ampio repertorio di audio e video tratti dalle Teche Rai e dalla rete.

Si torna poi sul palco del Teatro Super il 15 febbraio con un gradito ritorno, quello del collettivo Anagoor ed il suo Socrate il Sopravvissuto, condito dal sapiente e creativo uso dei linguaggi teatrali contemporanei, tra luci, video e proiezioni.

Il 13 marzo nella Chiesa di Ponte dei Nori sarà di scena il collettivo Controcanto con uno spettacolo dedicato al perdono dal titolo Settanta volte sette. Dalla sinergia con Caritas International nasce poi il silent play Un altro sguardo che La Piccionaia proporrà il 4 aprile negli spazi sotto la cupola dell'autofficina Autovisper.

In cartellone entrerà di tutto diritto anche lo spettacolo di fine anno del laboratorio teatrale dei Licei di Valdagno.

Studenti e scuole nuovamente in campo, poi, attraverso diverse proposte formative con le quali saranno guidati a vivere nuove esperienze emozionali e percorsi di avvicinamento e conoscenza del linguaggio delle arti performative. Tra alternanza scuola-lavoro e l'accompagnamento di professionisti del settore culturale sarà favorito lo sviluppo di nuove conoscenze e competenze utili anche ai fini dell'orientamento professionale dei giovani.


BIGLIETTI

Intero euro 10,00, Ridotto under 25 euro 5,00.

Diritto di prevendita euro 1,50.


FRANCESCA FOSCARINI

EVENTO SPECIALE DANCE WELL

Biglietto unico euro 5,00


FANNY & ALEXANDER

SE QUESTO È LEVI

Biglietto per tre spettacoli euro 12,00

Biglietto singolo spettacolo euro 5,00

Attenzione! I posti sono limitati.


CONTROCANTO

Ingresso gratuito


PREVENDITE
Libreria Liberalibro

Via Marconi 6 – tel. 0445 402293

Valdagno

Ufficio Teatro Astra

Contrà Barche 55 – tel. 0444 323725

Vicenza


On-line su circuito www.vivaticket.it


PER INFORMAZIONI

Ufficio eventi e cultura Valdagno

Tel. 0445 428223


Luoghi, date e orari potrebbero subire variazioni.

Tutti gli aggiornamenti sono disponibili all'indirizzo www.comune.valdagno.vi.it


Al seguente link è possibile scaricare una selezione di foto degli spettacoli: https://drive.google.com/drive/folders/1aARkbWQDTZ7b7H1WEKTajGUpoCIefrPM?usp=sharing

GLI SPETTACOLI

17 novembre, 18.30 - Museo delle Macchine Tessili

ORO L'ARTE DI RESISTERE

Da un’idea di Francesca Foscarini e Cosimo Lopalco

Coreografia Francesca Foscarini

Drammaturgia Cosimo Lopalco


Partendo dal concetto di resistenza, il resistere nella quotidianità e il diritto ad esistere nella bellezza della diversità, della non omologazione – della cui istanza la danza si fa portatrice – e approdando alla Resistenza come vissuto intimo del nostro paese, Francesca Foscarini mette in scena una toccante performance che vede coinvolti i danzatori del gruppo Dance Well, movimento e ricerca per il Parkinson.

Premio Danza&Danza 2018 come coreografo emergente per “Animale” e “Oro. L’arte di Resistere”.

Dance Well – movement research for Parkinson è una pratica artistica rivolta principalmente a persone affette da morbo di Parkinson, attivata, ideata e promossa dal CSC Casa della Danza di Bassano del Grappa.
Attivato nel 2013, sulla base di pratiche sviluppate in Olanda, l’iniziativa è arrivata nel 2015 a definire una propria identità; diversamente da pratiche già esistenti, infatti, per Dance Well il fine è l’arte attraverso l’espressione del proprio corpo, i partecipanti sono “dancers”, e proprio come danzatori – non come “persone col Parkinson” – affrontano le classi di danza.



6 dicembre, 21.00- Teatro Super

Marco Baliani

UNA NOTTE SBAGLIATA

Di e con Marco Baliani

regia Maria Maglietta

scene, luci, video Lucio Diana

paesaggi sonori Mirto Baliani

costumi Stefania Cempini

disegni Marco Baliani


“In questo spettacolo porto in scena il corpo di un essere umano già fragile, corpo che in quella notte che, poi, solo dopo chiameremo sbagliata, diventa un capro espiatorio su cui accanirsi. Entrare e uscire dalle teste e dai corpi dei protagonisti notturni della vicenda, compreso un cane, è stata la mia gimkana attoriale, obbligandomi a continui cambi percettivi e linguistici, dentro una rete di rimandi sonori e visivi.

Già nel precedente spettacolo, Trincea, avevo sperimentato una condizione attoriale simile. Qui la ricerca è proseguita, specie nella costruzione del linguaggio, fino a uscire dal contesto narrativo centrale e aprire il flusso delle parole ad altri scenari, in un “arazzo psichico” che sposta di continuo il focus della vicenda, costringendo lo spettatore non solo a viverla emotivamente ma a farsene carico anche ragionandoci sopra.

Non è la cronaca di uno dei tanti episodi di accanimento contro la diversità, di cui sempre più spesso siamo testimoni, non è dunque un teatro “civile”, piuttosto un mettere il dito dentro le pieghe nascoste della psiche, delle pulsioni, delle indicibilità, fino a usare la mia stessa memoria biografica come parte dell’evento di cui si parla. Mi sembra di vivere in un tempo in cui la sacralità del vivente, la sua inviolabilità biologica si è incrinata e compromessa. Forse quando da cittadini siamo diventati consumatori qualcosa di quella inviolabilità si è dissolta. I corpi sono diventati merce, e devono rispondere agli stessi requisiti di efficienza e di splendore delle altre merci, altrimenti entrano nella categoria dei perdenti, degli scarti.

Corpi “stranieri”, da cui guardarsi, che con la loro sola presenza incrinano la falsa luminosità del quotidiano, corpi da cacciare via, da odiare, di cui si può dunque abusare.

Questa deriva mi spaventa molto, mi inquieta, e il teatro è l’unico modo che conosco per condividere questa mia inquietudine con la comunità degli spettatori e sentirmi così meno solo e meno impaurito” (Marco Baliani)


18 gennaio, 21.00 - Ex Galoppatoio

LE RAGAZZE

Di Claudia Rossi Valli | Natiscalzi DT

Danza e collaborazione Chiara Di Guardo, Valeria Grasso, Laura Lorenzi, Ludovica Messina

Canzoni e musica originale Puccio Castrogiovanni

Canto e musica Benedetta Carasi, Sara Castrogiovanni, Valeria Grasso, Alessandra Pirrone | Jacarànda-Piccola Orchestra Giovanile dell'Enta

Produzione Scenario Pubblico Catania

Co-produzione Natiscalzi DT

Le Ragazze ha debuttato a FIC fest_ Focolaio d’Infezione Creativa 2018 con il sostegno del MiBAC e di SIAE, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina - Copia privata per i giovani, per la cultura”


Le Ragazze è un progetto di danza, teatro, musica e canto, ideato da Claudia Rossi Valli, che nasce dal desiderio di esplorare i mondi personali e le danze universali delle interpreti.

“Le quattro interpreti sono giovani (e giovanissime) artiste, danzatrici professioniste o che si affacciano ora alla professione. Le ho incontrate durante il mio percorso di insegnamento. Sono state un'epifania. Ognuna di loro forse riflette un pezzetto di me, ognuna dà speranza al mondo, ognuna è portavoce di femminilità e di forza femminile.”

Il lavoro si sviluppa con le interpreti, attraverso la generosità di ognuna di loro, attraverso ciò che ognuna ha voglia di mettere in gioco di sé.

"Chiedo alle interpreti di collaborare alla nascita e allo sviluppo creativo del progetto, ponendo loro domande, spunti riflessivi da cui plasmare materiale per la scena. Di cosa chiacchieriamo? Di amore, morte, sesso; ambizioni, dolori, madri, padri e fratelli."

Il movimento ed il disegno coreografico si muovono a partire dalla ricerca di un nucleo magmatico, di un respiro collettivo, unione di intenti e tragitti nel moto spaziale. La messa in scena sarà un diario collettivo, un racconto a più voci, ogni capitolo – un nuovo tuffo, un'altra stagione, in cui sincerità ed invenzione si intrecciano con freschezza e profondità.


1 febbraio

Aula Magna ITI “Marzotto” - Biblioteca Civica Villa Valle - Sala Consiliare

Fanny&Alexander

SE QUESTO È LEVI – Maratona in ricordo di Primo Levi a cent'anni dalla nascita

Regia Luigi De Angelis

Drammaturgia Chiara Lagani

Con Andrea Argentieri

Produzione E/Fanny & Alexander


Aula magna scuola Se questo è un uomo

Biblioteca Civica Villa Valle Il sistema periodico

Sala Consiliare I sommersi e i salvati


A partire dai documenti audio e video delle teche Rai e di Youtube, Andrea Argentieri veste i panni dello scrittore Primo Levi, assumendone la voce, le gestualità, le posture, i discorsi in prima persona. È un incontro a tu per tu, in cui lo scrittore, a partire dal vincolo di verità che lo ha ispirato nelle sue opere, testimonia la sua esperienza nei lager con una tecnica di testimonianza lucidissima, di scrematura della memoria, con la trasparenza di uno sguardo capace di esprimere l’indicibile a partire dal perimetro apparentemente sereno della ragione.

Grazie alla tecnica del remote acting, dell’eterodirezione, sperimentata da Fanny & Alexander negli ultimi dieci anni, si cerca di comporre un ritratto dello scrittore che si basa sulla vertigine di una domanda: quanto questa testimonianza è ancora urticante e capace di parlarci tramite la sensibilità di un attore che si lascia attraversare dai materiali originali a noi rimasti di quello scrittore? Può l’epifania di una voce, di un corpo-anima, imprimendosi nel corpo di un attore molto più giovane del modello-impronta che persegue, far sgorgare in maniera ancora più cogente la potenza e la necessità della sua testimonianza?

“Se questo è Levi” è un ritratto d’attore. È il tentativo di concretizzare l’esperienza del resoconto, a tu per tu con lo scrittore.

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L’ossessione del super realismo

di Luigi De Angelis

Primo Levi, nel suo libro I sommersi e i salvati, a proposito della traduzione in tedesco di Se questo è un uomo, parla di un tentativo quasi ossessivo di super-realismo, in cui vuole che la traduzione sia una specie di magnetofono diretto dell’esperienza, una specie di retrovisione alla lingua o restauro a posteriori… Questa ossessione è stata il motore propulsivo del progetto Se questo è Levi e la sua linea guida. Mettere un interprete, un attore nella condizione di essere attraversato dalla voce registrata di un’altra vita, di vestirne la voce come una pelle, di fare un bagno animico in essa, facendosi imbevere, come una matassa di lana che si imbeve di acqua. Dentro la voce di uno scrittore dalla personalità poliedrica come quella di Primo Levi si annida un mondo ricchissimo, fatto di emozioni, trattenute o rilasciate, si intravede in essa una complessa filigrana; nella grana della voce sono nascosti i traumi dell’esperienza, ma soprattutto scaturisce tutta la forza del carattere, della ragione, della missione. In Se questo è Levi l’interprete non legge, ma è “letto” da una voce straniera che lo attraversa, fa reagire in sé - come in un processo chimico - il materiale sonoro che gli viene proposto tramite un auricolare, che lui restituisce all’istante, avendo studiato la prossemica dello scrittore, le sue espressioni facciali, le sue emozioni interiori e esteriori, avendo fatto abitare in lui quell’altra vita, quell’altra pelle animica, tramite un bagno sonoro. È una forma di mimetismo per vicinanza, in cui bisogna saper fare spazio, accogliere, cercare le somiglianze interiori, le corrispondenze col proprio vissuto, rispettare, riverberare; è una forma di osservazione meditativa, in cui non bisogna avere tentazioni volitive, affermative, ma piuttosto bisogna sapere captare, farsi antenna, intercettare, farsi attraversare, lasciar fluire. Come fa notare Marco Belpoliti in Primo Levi di fronte e di profilo, si avverte nella scrittura di Levi la forza dell’oralità, come se Levi fosse prima di tutto uno scrittore orale che scrittore di penna. Si risente nella scrittura la sua necessità di testimonianza, come se i suoi testi fossero stati prima “testati” in un viaggio in treno, in casa, in delle conferenze, davanti alle varie comunità di uditori che gli capitava di incontrare e a cui mai si sottraeva… E viceversa le sue interviste radiofoniche o televisive sono incredibilmente lucide, sembrano scritte nel momento in cui vengono enunciate, c’è una continuità tra l’oralità e la scrittura nelle due direzioni. Per questo abbiamo scelto di non mettere in scena le opere letterarie di Primo Levi, a parte alcuni passi dal Sistema Periodico, ma abbiamo preferito sostare nella travolgente forza della sua lingua orale, da cui scaturiscono concetti vivissimi che sembrano pronunciati per la prima volta nell’istante stesso in cui vengono enunciati dall’interprete, facendo sì che sembrano parole di oggi, delle frecce acuminate, delle risposte politiche alla zona grigia di questi tempi.


15 febbraio, 21.00 Teatro Super

Anagoor
SOCRATE IL SOPRAVVISSUTO. COME LE FOGLIE

dal romanzo Il Sopravvissuto di Antonio Scurati

con innesti liberamente ispirati a Platone e a Cees Nooteboom e Georges I. Gurdjieff, Marco Menegoni, Iohanna Benvegna, Marco Ciccullo, Matteo D’Amore, Piero Ramella, Margherita Sartor, Massimo Simonetto, Mariagioia Ubaldi, Francesca Scapinello/Viviana Callegari/Eliza Oanca

Maschere Silvia Bragagnolo e Simone Derai

Costumi Serena Bussolaro e Simone Derai

Musiche e sound design Mauro Martinuz

Video di Simone Derai e Giulio Favotto

Con Domenico Santonicola (Socrate), Piero Ramella (Alcibiade), Francesco Berton, Marco Ciccullo, Saikou Fofana, Giovanni Genovese, Elvis Ljede, Jacopo Molinari, Piermaria Muraro, Massimo Simonetto

Riprese aeree Tommy ilai e Camilla Marcon

Concept ed editing Simone Derai e Giulio Favotto

Direzione della fotografia e post produzione Giulio Favotto / Otium


La scuola, l’educazione e il loro rapporto con la stretta attualità, tra la filosofia antica e gli echi di cronache violente che hanno avuto come palcoscenico le scuole.

Con Socrate il sopravvissuto, la compagnia Anagoor entra in una classe come tante. Partendo da alcune pagine del romanzo di Antonio Scurati, Il sopravvissuto, l’opera assume il punto di vista di chi si dispone di fronte ad un gruppo di giovani, essendo incaricato della loro educazione.

Tra le ore che precedono la morte del filosofo così raccontate da Platone, e l’ora in cui lo studente Vitaliano Caccia massacra a colpi di pistola l’intera commissione di maturità, lasciando in vita il solo insegnante di storia e filosofia, si consuma tutta la battaglia che chiama in causa il pensiero occidentale, dalle sue origini ai suoi inevitabili e tragici esiti storici.

La trama del romanzo «Il sopravvissuto» di Antonio Scurati è un pugno nello stomaco per chi fa l’insegnante nella scuola di oggi. Come scenario, il liceo scientifico Sarpi di Casalegno, un paese immaginario dell’interland lombardo, un po’ campagna e un po’ periferia, con discoteche e centri commerciali enormi quanto anonimi. Il protagonista è il quarantenne professore di storia e filosofia Andrea Marescalchi che, la mattina degli orali dell’esame di stato, resta l’unico superstite della strage compiuta contro l’intera commissione, sette insegnanti, dall’alunno Vitaliano Caccia, latitante dopo gli omicidi.

Questo è solo l’incipit dell’inquietante romanzo Il sopravissuto, in cui si alternano registri linguistici differenti per dare voce a diversi personaggi: magistrati, poliziotti, psichiatri, avvocati, intervistatori televisivi, ispettori ministeriali, presidi, che comunque restano confinati nella “Babele” dello sfondo. L’unico interlocutore del dialogo muto con il suo alunno prediletto resta il professore. Dove ha sbagliato? Quali sono gli errori dell’impostazione del rapporto con gli alunni? È possibile un dialogo? È davvero utile il lavoro degli insegnanti o sono destinati metaforicamente a scomparire, tale sembra essere il desiderio di sterminio che l’alunno Caccia sembra voler interpretare? Non ci sono risposte, ma il professore, nel finale di un romanzo intenso e direi drammatico in tutte le sue pagine, sembra lasciarci uno spiraglio di speranza ancora aperto.

Tutte le riflessioni proposte dal protagonista, i suoi dubbi, la sua infelicità, sono davvero lo specchio delle contraddizioni nelle quali si dibattono gli insegnanti più sensibili della scuola italiana. Il fatto, poi, che questo libro preceda nel tempo gli episodi di quotidiano bullismo, a cui la recente cronaca scolastica ci ha abituato, ci mostra le caratteristiche quasi profetiche di Scurati, capace di raccontarci un mondo in profonda e lacerante difficoltà identitaria.


13 marzo, 21.00 Chiesa Parrocchiale di Ponte dei Nori

Controcanto
SETTANTA VOLTE SETTE

Drammaturgia originale Controcanto Collettivo

Ideazione e regia Clara Sancricca

Con Federico Cianciaruso, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero, Clara Sancricca

Voce fuori campo Giorgio Stefanori


Settanta volte sette racconta la vita di due famiglie i cui destini s’incrociano in una sera. Racconta del rimorso che consuma, della rabbia che divora, del dolore che lascia fermi, del tempo che sembra scorrere invano. Eppure racconta anche la possibilità che il dolore inflitto e il dolore subito parlino una lingua comune, che l’empatia non sia solo un’iperbole astratta e che l’essere umano, che conosce il contagio del riso e del pianto, dietro la colpa possa ancora riconoscere l’uomo.

Lo spettacolo affronta il tema del perdono e della sua possibilità nelle relazioni umane. Nella sua gloriosa storia questo concetto sembra essere giunto ad un inglorioso epilogo, che lo vede soccombere alla logica – attualmente vincente – della vendetta. Un tempo ritenuto il punto di arrivo di un percorso destinato a pochi spiriti eletti, appare oggi, nell’opinione comune, come il rifugio dei più codardi e la scappatoia dei meno arditi, in una società che riconosce e accorda alla vendetta il primato nella risoluzione dei torti e dei conflitti. Chi perdona sembra sminuire il torto, giustificare l’offesa, mancare di rispetto alla vittima, farsi complice del colpevole.

Eppure il perdono protesta per innescare pensieri diversi, per aprire a logiche nuove; protesta contro l’assunto che al male vada restituito il male. Ci ricorda che dentro la ferita, dentro la memoria del male subito e al di là di ogni convenienza, esiste la possibilità di un incontro. E che questa possibilità non ci sfida dall’alto dei cieli, ma è concreta, laica e umana.


4 aprile, 21.00 Autovisper

La Piccionaia

UN ALTRO SGUARDO

di Carlo Presotto

con Carlo Presotto e Paola Rossi


Lo sguardo di un'altra persona è una terra straniera, in cui non riesco ad avventurarmi senza timore.Guardare e riguardare, guardarsi e riguardarsi, prendersi cura, darsi tempo, interrogarsi. Riflettersi negli occhi di un altro per riflettere su di sè, sui propri desideri e le proprie paure.

Gli spettatori indossano delle radioguide. una voce dal vivo racconta, interroga, accompagna.Ognuno è libero di scegliere la prospettiva e la distanza migliore. Camminare, sedersi a terra, osservare, coinvolgersi. Un gioco, un tempo inutile, accompagnato da parole di filosofi, artisti ed antropologi. Un piccolo viaggio nella sconfinata terra della relazione possibile.

Lo spettacolo nasce dal progetto "Il volto dell'Altro" realizzata per Caritas International in collaborazione con l'associazione Non dalla Guerra in occasione della Giornata mondiale della gioventù 2019 a Panama. Carlo Presotto accompagna con il suo racconto dal vivo gli spettatori nella performance progettata in collaborazione tra diverse redazioni di giovani di diversi paesi (Egitto, Lussemburgo, Inghilterra, Libano, El Salvador, Stati Uniti, Brasile, Italia).


23 maggio, 21.00 – Selleria Equipe

Selleria Equipe

Pantakin

I TRE MAGGIORDOMI E UN BEBE’

di e con Carla Marazzato, Manuele Candiago, Emanuele Pasqualini

si ringraziano: Domenico Lanutti, Francesca Airaudo, Giorgia Penzo

una produzione Pantakin Circoteatro

con il sostegno di Città Teatro di Riccione


Oltre vent’anni fa la compagnia Pantakin ha intrapreso il proprio cammino artistico a partire dall’esplorazione della Commedia dell’Arte e del mondo della maschere fino alle contaminazioni con il mondo del circo teatro. Con questa nuova produzione dal titolo I MAGGIORDOMI la compagnia si confronta con altri due linguaggi della scena: la danza e il mondo della magia.

Abbiamo provato a cercare nella magia oltre al suo lato di meraviglia, quello più teatrale, che và aldilà della semplice esibizione tecnica, l’aspetto più legato alla commedia, alla creazione di personaggi e ugualmente abbiamo cercato di fare con il movimento. Abbiamo provato a raccontarvi una storia o meglio tre storie che si intrecciano e che si confrontano avendo come comune denominatore una professione molto particolare come quella de I MAGGIORDOMI ed uno stile interpretativo legato al clown moderno.

Provate ad immaginare una sorta di OPEN DAY di una Scuola Internazionale di Maggiordomi alla quale partecipano un ex domatore di circo, una cameriera che sogna di diventare una “vedette” ed un ex galeotto dalle mani fatate.... Riusciranno i nostri personaggi a rimanere impeccabili e granitici o il loro passato e i loro desideri torneranno a “tormentarli”? Non vi resta che venire a scoprirlo!