La Città Sociale e il patrimonio industriale
La storia di Valdagno, delle sue trasformazioni economiche, urbanistiche e sociali, si fonde in gran parte con la storia dell'industria laniera Marzotto. Per la comunità valdagnese i Marzotto furono l'elemento determinante della sua rinascita e delle sue moderne fortune, del passaggio del paese da una condizione di arretratezza, analfabetismo e precarietà alla cosiddetta "città sociale" o "città dell'armonia".
L'imprenditore Gaetano Marzotto jr osservò che la conflittualità in fabbrica poteva essere estirpata solo con interventi che esaltassero l'interdipendenza tra impresa e società, e che la società stessa presentava contraddizioni da risolvere come l'assenza di servizi sociali essenziali in presenza di bassi salari, l'insalubrità delle abitazioni e lo sviluppo disordinato del territorio. Ciò lo spinse a dar vita alla "città sociale", un'esperienza giudicata "forse il più importante complesso di opere assistenziali italiano".
Per la prima volta i benefici che l'impresa dispensava coinvolgevano la città intera.
La "città sociale", una vasta lottizzazione di terreni aziendali avviata a Valdagno sul finire degli anni Venti, non era destinata solo agli insediamenti abitativi e ai servizi per i lavoratori, ma apriva alla libera fruibilità alcune delle "istituzioni sociali" pensate per i dipendenti come il Poliambulatorio, la Maternità, l'Asilo, il Dopolavoro, il Teatro.
Altro elemento peculiare dell'esperienza valdagnese derivava dall'attenzione dell'imprenditore verso i valori umani, la crescita morale e culturale del lavoratore, testimoniata dalla promozione di molteplici iniziative di natura culturale, sportiva, ricreativa e dalla costruzione delle relative strutture di supporto.
Da un punto di vista più propriamente architettonico ed urbanistico numerosi ed autorevoli sono i riconoscimenti concessi alla "città sociale" di Valdagno, nota per l'elevato grado di offerta di servizi urbani, l'alta qualità urbanistica e l'unitarietà architettonica.
La "città sociale" venne costruita a Valdagno negli anni tra il 1927 e il 1937, in coincidenza con la fase di maggiore espansione dell'industria laniera valdagnese. Essa venne realizzata sulla sponda sinistra del fiume Agno, con caratteri alternativi dal punto di vista urbanistico, tecnico ed economico rispetto alla zona esistente e caratterizzata da una notevole chiarezza distributiva, funzionalità d'uso e razionalità costruttiva. Qui furono costruiti circa mille alloggi, uno stadio, un teatro altre strutture ricreative e assistenziali.
Le case e gli appartamenti erano tipologicamente differenziati: case d'appartamento in edifici a corte o isolati, case a schiera, ville unifamiliari, complessi polifunzionali.
La città si organizza su una struttura viaria ad assi ortogonali parallela al fiume, lungo il quale corre un Viale alberato (un elegante boulevard) per una estensione di oltre un chilometro. Le piazze principali sono due, entrambe in corrispondenza di due ponti di collegamento con la zona degli stabilimenti e con il centro storico.
Sulla prima piazza si dispongono il teatro, i giardini, l'albergo ed un complesso commerciale - residenziale; sulla seconda lo stadio, l'edificio delle istituzioni sociali ed assistenziali, il complesso delle attività sportive e ricreative, e più a sud le scuole.
Un cenno merita il teatro; un teatro grandioso, di impianto moderno con un immenso palcoscenico, la cavea per l'orchestra, una platea e una galleria capaci di oltre 1800 posti a sedere, probabilmente allora il più grande teatro veneto.
La facciata del teatro negli anni Cinquanta veniva decorata con lo splendido mosaico di Santomaso, ma purtroppo pochi anni più tardi veniva demolita per far posto ad un anonimo condominio. Le strutture interne del teatro sono ancora integre, ma giacciono in stato di abbandono, in attesa di un'auspicabile rinascita.