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L'angelo di Auschwitz

— scaduto
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Un libro in rete di Frediano Sessi

Quando 27/01/2020
dalle 20:30 alle 22:30
Dove Palazzo Festari - Sala Soster
Riferimento
Telefono 0445 406758
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Al prossimo appuntamento della la rassegna "Un libro in rete" incontreremo Frediano Sessi in dialogo con Eliseo Fioraso per la presentazione del libro "L'angelo di Auschwitz".

Lunedì 27 gennaio ore 20.30
a Palazzo Festari

Corso Italia n. 63 - Valdagno

Evento organizzato da Guanxinet Network in collaborazione con Libreria De Franceschi.

 

Il libro

Racconta la storia di Mala Zimetbaum, ebrea belga che venne deportata ad Auschwitz nel 1942.

Cos’ha di tanto particolare la vita di una persona da meritare di essere ricordata a distanza di più di settantacinque anni dalla morte? Come ricorda il sottotitolo, Mala era “l’ebrea che sfidò i nazisti”, lavorando all’interno del famoso campo di sterminio per salvare molti uomini e donne nelle sue stesse condizioni.

Il libro ripercorre la sua vita, dall’infanzia e la gioventù ad Anversa – città che divenne particolarmente antisemita prima e durante l’occupazione nazista – alla morte quasi epica, dopo essere stata condannata per essere fuggita dal campo con un amico. La sua storia è già di per sé meritevole di essere conosciuta, ma l’ultimo saggio di Sessi offre anche altri interessanti spunti.

Primo, ci lascia uno spaccato sulla condizione delle donne ad Auschwitz, che personalmente non conoscevo dato il basso numero di sopravvissute. Secondo, propone alcune riflessioni sul rapporto fra vittime e carnefici: quanto è lecito collaborare con i nazisti, pur di salvare i propri compagni? Il libro pullula di esempi positivi e negativi. Mentre alcuni kapo o sonderkommando non avevano pietà degli imprigionati, nonostante venissero dalla medesima condizione, Mala spicca per il motivo contrario. Si guadagna il rispetto delle responsabili della sezione femminile di Auschwitz e usa la sua conoscenza delle lingue, che le garantiscono un lavoro più leggero e la possibilità di girare piuttosto liberamente per il campo, per assegnare compiti più leggeri a chi è ormai in fin di vita, stremato dalle botte e dagli sforzi. Il terzo motivo per cui il libro mi ha colpito è collegato proprio al comportamento di Mala. La giovane prigioniera mostra un coraggio e una forza d’animo incredibili nel rassicurare le compagne e nello sfidare la sorveglianza delle guardie, che di certo non avrebbero visto di buon occhio il suo operato. Queste figure quasi eroiche mi spingono a pormi sempre la solita domanda: avrei avuto il coraggio di fare lo stesso? Sarei riuscito a sfidare la morte, pur di salvare altre vite? O, ancora di più: mi sarei opposto all’ascesa del nazismo, denunciando le discriminazioni razziali? Sarei intervenuto poche settimane fa in Piazza San Marco, quando i fascisti che inneggiavano al duce stavano pestando un uomo davanti alla sua famiglia?

La storia di Mala non è fine a sé stessa, ma rappresenta la sfida e il coraggio. Il culmine è senza dubbio la fuga, di successo ma dalla vita breve, dal campo. Verrà catturata circa due settimane dopo dalla polizia, mentre cercava di raggiungere la Slovacchia. Poche persone sono riuscite a scappare dal terrore nazista e non sono più state catturate; dalla grande fuga di Sobibor (raccontata nel recente film Sobibor di Chabenskij) sopravvissero solo 50-60 internati, rispetto ai 600 che fuggirono – in maniera molto più rocambolesca di quanto non abbia fatto Mala. “L’angelo di Auschwitz” non smette di mostrare il suo coraggio neanche di fronte alla condanna a morte, pronunciata davanti alle altre prigioniere, dopo la quale si taglia le vene e colpisce una SS, dando un ultimo incoraggiamento alle proprie compagne.

I contenuti sono senz’altro interessanti e si impara molto dalle 160 pagine del libro. Come sempre, lo stile di Sessi facilita la lettura, alternando brevi storie di uomini (come i ritratti dei carcerieri) alle pure vicende storiche. Emerge anche la grande qualità della ricerca: non era semplice trovare documenti sufficientemente attendibili, visto che Mala era stata ammazzata nel 1944 e non aveva quindi lasciata traccia, se non nella memoria delle sopravvissute che l’avevano conosciuta. Rimaneva quindi la sfida di “depurare” i racconti su una donna che era sempre preceduta dalla sua fama. Nel saggio potrete apprezzare gli sforzi dello storico, necessari per fornirci un quadro rifinito e tenere viva la memoria di una figura incredibile come Mala – oltre che degli orrori dei campi di sterminio.

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