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Valdagno, il teatro ai confini: si alza il sipario sulla nuova stagione di Finisterre

Valdagno – Torna il teatro a Valdagno e si tinge di poesia. Giunta alla sua nona edizione, la rassegna “Finisterre” prenderà il via domenica 27 novembre e, attraverso otto appuntamenti, porterà ancora una volta gli spettatori a vivere un “Teatro ai confini”. Sarà un viaggio che spazierà dal racconto della tempesta Vaia di Andrea Pennacchi e Matteo Righetto alla danza di Manfredi Perego e Chiara Montalbani, dal “Magnificat” sulle poesie di Alda Merini nella produzione di Anagoor al “Cattivo” con Tommaso Banfi per la regia di Giuliana Musso. da una passeggiata nel parco della Favorita guidati dalle poesie di Emily Dickinson alla riflessione sulla società del lavoro proposta da Maragoni e Fettarappa.

La rassegna ospiterà in programma anche lo spettacolo finale annuale del laboratorio teatrale dei licei di Valdagno con i quali è attivo il progetto Zoom, un laboratorio per spettatori professionisti a cura dell'assessorato alla cultura del Comune di Valdagno in collaborazione con Livello 4 che invita gli studenti ad avvicinarsi al teatro anche attraverso incontri di approfondimento e attività di visione critica.

Il primo appuntamento, domenica 27 novembre alle 18.30 negli spazi dell’ex galoppatoio, è con “US – Cose che accadono e che ancora non sappiamo”, una co-creazione Dance well teacher e dancer di Schio. Disponibili biglietti per i singoli spettacoli e due formule di abbonamento. Riduzioni per under 30 (e non più solo per under 26) per favorire la partecipazione dei giovani.

“Negli anni Finisterre ha saputo conquistarsi uno spazio di rilievo tra gli appassionati grazie a una proposta ben definita, che unisce ricerca, qualità e apertura – sottolinea l’assessore alla cultura Anna Tessaro –. Ancora una volta porteremo il teatro in spazi diversi dal tradizionale palcoscenico del Super, come il parco della Favorita, l'ex galoppatoio e il PalaVolta, e accanto ad autori più conosciuti, come Pennacchi e Musso, daremo spazio a voci ed esperienze particolari come quelle proposte dalla danza e dal gruppo di Dance well. In questa edizione ci sarà poi un suggestivo incontro tra teatro e poesia, con i versi di Merini e Dickinson. A questo tema dedicheremo anche degli incontri per gli studenti, confermando il profondo legame tra la rassegna e i giovani che avremo la possibilità di vedere in scena nel sempre emozionante laboratorio teatrale dei licei. Da nove anni a questa parte, Finisterre porta il teatro ai confini e lo farà anche in questa nuova edizione”.
"Finisterre - Teatro ai confini 2023" è la rassegna teatrale organizzata dal Comune di Valdagno in collaborazione con La Piccionaia - Centro di Produzione Teatrale, Associazione Livello4, Crashtest Festival, I.I.S. "G.G. Trissino” e Liceo Artistico Boccioni.

Biglietti e abbonamenti
Abbonamento intero a tutti gli spettacoli al costo di 55 euro, ridotto U30 a 30 euro. Possibilità anche di card per tre spettacoli a scelta al costo di 30 euro. I biglietti singoli hanno invece un costo di 12 euro (intero) e 6 euro (ridotto U30). Biglietti per Dance well (fuori abbonamento): 6 euro.

Informazioni
Ufficio Eventi e Cultura 0445.428223 - eventiecultura@comune.valdagno.vi.it

Il cartellone
27 novembre ore 18.30 Ex galoppatoio
Dance well - “US – Cose che accadono e che ancora non sappiamo”

18 gennaio ore 21.00 Teatro Super
Maragoni / Fettarappa / Villa - “Solo quando lavoro sono felice”

12 febbraio ore 11.00 Parco La Favorita
Cuocolo/Bosetti - “Dickinson’s walk”

1 marzo ore 21.00 Teatro Super
Andrea Pennacchi - “Da qui alla luna. La tempesta di Vaja”

26 marzo ore 18.00 Auditorium Scuola di musica
Anagoor - “Magnificat di Alda Merini”

20 aprile ore 21.00 Teatro Super
Licei di Valdagno - “Se non si può dire” (regia Alessandro Sanmartin)

27 aprile ore 21.00 Teatro Super
Tommaso Banfi - “Cattivo” (regia Giuliana Musso)

7 maggio ore 18.00 PalaVolta
Manfredi Perego /Chiara Montalbani - “Totemica + Ruggine”

Gli spettacoli

18 gennaio ore 21.00 Teatro Super
“Solo quando lavoro sono felice”
di e con Lorenzo Maragoni e Niccolò Fettarappa
in collaborazione con Teresa Vila
Spettacolo finalista Forever Young 2022 – La Corte Ospitale
Realizzato con il sostegno di Ferrara Off APS
Residenza Produttiva Carrozzerie | n.o.t

Una riflessione sul lavoro, sulla vocazione, sui soldi, sul capitalismo, sul tempo di vita e il tempo di lavoro, sui pranzi di lavoro con se stessi, sulla disperazione.

Che ruolo ha il lavoro nelle nostre vite? È una parte della vita? O è la nostra vita stessa? Quanto ci definisce il lavoro? Chi siamo fuori dal lavoro? Quanto riesci a resistere in una conversazione prima di chiedere all’altra persona “E tu nella vita che fai?” Per la nostra generazione, i confini tra lavoro e vita sono sfumati: il nostro self è definito in buona parte dal lavoro che facciamo. E quello che facciamo, lo facciamo sempre, siamo operativi tutto il giorno, tutti i giorni. Dopo il precariato, la nuova frontiera tossica del lavoro corrisponde a uno stato continuo di autosfruttamento, difficile da riconoscere e da interrompere.
Il capo di Lorenzo Maragoni si chiama Lorenzo Maragoni. Lorenzo Maragoni pretende da Lorenzo Maragoni reperibilità assoluta: deve rispondere alle mail di lavoro anche di venerdì sera, nel mezzo di una conversazione avvenuta per caso in un bar. Lorenzo ama se stesso, ma solo come collega. Si frequenta durante il lavoro, durante pranzi o pause di lavoro, durante aperitivi di lavoro. A volte si sta simpatico, a volte meno, proprio come un collega Il capo di Niccolò Fettarappa si chiama Niccolò Fettarappa. Niccolò Fettarappa lascia che Niccolò Fettarappa si svegli alle undici e mezza, ma poi lo rimprovera perché lo ha lasciato dormire fino alle undici e mezza. Niccolò Fettarappa, il capo di Niccolò Fettarappa, sogna il successo, riconoscimenti e alte quotazioni in borsa. Niccolò Fettarappa, invece, rinuncerebbe volentieri a qualsiasi cosa, pur di poter continuare a dormire. Questi contrasti interni, fanno sì che l’azienda Fettarappa viva in uno stato di confusione cronica, in bilico tra febbrile ambizione e indolenza.
In scena, Niccolò e Lorenzo parlano dei loro rispettivi capi: Niccolò e Lorenzo. Ma in scena ci sono anche i rispettivi capi di Niccolò e Lorenzo: Niccolò e Lorenzo, che parlano di Niccolò e Lorenzo. Il tutto sotto la supervisione di Teresa Vila e della sua capa Teresa Vila, che pensano di essere le uniche, qui, a lavorare sul serio, e, di quello che Niccolò e Lorenzo dicono, non credono a una parola. Una conversazione sul lavoro, sulla vocazione, sui soldi, sul capitalismo, sul tempo di vita e il tempo di lavoro, sui pranzi con se stessi, sulla disperazione.


12 febbraio ore 11.00 Parco La Favorita
“Dickinson’s walk”
con Roberta Bosetti
regia Renato Cuocolo
produzione Cuocolo/Bosetti, IRAA Theatre, Teatro di Dioniso

Lettere e poesie interpretate da Roberta Bosetti e tratte da Emily Dickinson, la poetessa americana che restituiva la grandezza della natura dal chiuso della sua stanza. Una sorta di poesia del domestico che ben si congiunge con la visione di un teatro intimo e perturbante come quello di Cuocolo/Bosetti.
Scabra, dura, ironica la poesia della Dickinson trascrive l’esperienza di una donna che seppe abbracciare la condizione della solitudine e farne un provocatorio strumento di conoscenza. Harold Bloom, uno dei massimi critici letterari contemporanei ha detto di lei che: “eccezion fatta per Shakespeare, la Dickinson dà prova di maggiore originalità cognitiva di ogni altro poeta occidentale dopo Dante”.
è da molti anni che Cuocolo/Bosetti stanno portando in giro per il mondo le loro riflessioni sulla Dickinson.
E solo più recentemente che lo spettacolo è diventato un’affascinante passeggiata radio guidata in cui si cerca di penetrare ed attraversare il mondo della poetessa americana.
Attraversare i luoghi della città. Un lavoro sui paesaggi interiori.

I luoghi familiari della città che si trasformano in perturbanti.
Si aprono all’ascolto.
Un Walkscapes.
Un paesaggio camminato.
Attraversato da un gruppo di persone accompagnate dalla voce dell’attrice e della città.
Il camminare come forma simbolica che permette di abitare il mondo.
Quella che viene scoperta è una città liquida, un liquido amniotico dove si formano spontaneamente gli spazi dell’altrove.
Un arcipelago urbano da navigare andando alla deriva.
Una città in cui gli spazi dello stare sono le isole del grande mare formato dallo spazio dell’andare.
L’errare come valore piuttosto che come errore.
“La prima volta che ho letto Emily Dickinson avevo diciott’anni. Sono sempre stata quella che si dice una persona innamorata della lettura. Però preferivo la prosa. Amavo le storie. Cosa fosse davvero la poesia non me lo ero mai chiesto. Lo avessi chiesto alla Dickinson avrebbe detto che poesia è saper distillare un senso stupefacente dai significati ordinari. E’ questo il genere di poesia che amo, nessuno mi potrebbe convincere del contrario”
Roberta Bosetti


1 marzo ore 21.00 Teatro Super
“Da qui alla luna. La tempesta di Vaja”
di Matteo Righetto
con Andrea Pennacchi
musiche eseguite dal vivo da Giorgio Gobbo
regia Giorgio Sangati
musiche originali e drammaturgia musicale di Carlo Carcano e Giorgio Gobbo
assistente alla regia Nicolò Sordo

La tempesta Vaia, il disastro ambientale che ha travolto l’arco dolomitico diventa spunto per lo spettacolo Da qui alla luna un progetto che riunisce sotto la guida di Giorgio Sangati l’autore Matteo Righetto, l’attore Andrea Pennacchi e le musiche interpretate dal vivo da Giorgio Gobbo.

È il mese di ottobre del 2018 quando la tempesta “Vaia” devasta le Alpi orientali spazzando via 16 milioni di alberi, che, messi in fila uno dopo l’altro, coprirebbero grosso modo la distanza che ci separa dalla luna. Righetto ricostruisce con precisione i fatti in una sorta di delicatissimo requiem per una montagna violentata e abbandonata. «Un testo potente che scava negli animi umani di chi tale tragedia l’ha vissuta a proprie spese, con la consapevolezza che dopo quel fatto niente sarà più come prima» afferma l’autore. Da qui alla luna è un racconto corale che fa rivivere senza retorica l’orrore di quei giorni attraverso lo sguardo degli abitanti delle vallate: il muratore Silvestro, Paolo, un giovane studente e la vecchissima Agata. «A cento anni esatti dalla fine della Grande Guerra, quegli abeti divelti e schiantati rappresentano i caduti di un nuovo conflitto mondiale: una guerra “ambientale”» prosegue Righetto.
Il regista Sangati affida all’ironia e all’umanità di Andrea Pennacchi il racconto di questo immane disastro naturale, creando una narrazione a più voci che ci ricorda quanto sia fragile il pianeta in cui viviamo.
Si ringrazia il Comune di Falcade e in particolar modo il sindaco Michele Costa per la fornitura dei ceppi d’abete raccolti dai boschi devastati dalla tempesta.


26 marzo ore 18.00 Auditorium Scuola di musica
Anagoor - “Magnificat di Alda Merini”
di Alda Merini
con Paola Dallan
sound design Mauro Martinuz
regia Simone Derai
produzione Anagoor 2009
co-produzione Operaestate Festival Veneto

Un testo di Alda Merini, in cui viene scardinata la figura tradizionale della Vergine, qui presentata nella sua più carnale e umana consistenza esistenziale delle varie età della donna, dall’adolescenza alla trasfigurazione dolorosa data dal lutto del figlio morto. Per Anagoor un lavoro centrale, un’occasione per pensare alla rappresentazione della parola poetica a teatro, che ha orientato le scelte successive, quali l’avvicinamento a Virgilio prima e a Pasolini poi.


27 aprile ore 21.00 Teatro Super
“Cattivo”
Monologo tratto dal romanzo di Maurizio Torchio “Cattivi”
progetto, adattamento del testo ed interpretazione Tommaso Banfi
regia Giuliana Musso
musiche, progetto sonoro e disegno luci Claudio Parrino
scene Francesco Fassone
coproduzione ariaTeatro e La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale

Giuliana Musso incontra il romanzo di Maurizio Torchio Cattivi, e sceglie, per dare voce al protagonista di questa storia, l’attore e doppiatore Tommaso Banfi. Il protagonista della storia è un detenuto condannato all’ergastolo e “dimenticato” nella cella di isolamento. Una scrittura tesa e sospesa, una voce che ascolta mentre dice, che, a volte, abdica senza resistenza al silenzio e che diventa gesto, sospiro, sguardo.
“Ho paura. Mi vergogno a dirlo. Non lo dicessi, però, mi vergognerei di più. Ho paura perché ho speranza. Perché, assurdamente, sento di avere ancora qualcosa da perdere.”
Il testo di questo monologo, che nasce dal secondo romanzo di Maurizio Torchio, edito da Einaudi nel 2015, ha per protagonista un detenuto condannato all’ergastolo e “dimenticato” nella cella di isolamento di un carcere-isola.
Un racconto a tratti lirico, come quando osserva dall’alto il mondo-carcere o il tempo immobile dell’isolamento, a tratti essenziale e semplice come l’umanità resiliente del protagonista. La vita prima, la vita dopo, l’istante del crimine che segna l’intera esistenza, la nudità della propria colpa, la violenza dell’istituzione, infine, anche, una vittima in un colpevole. La poesia si annida nei dettagli degli eventi, nei particolari dove la vita del carcere si raccoglie. La forza poetica di questo monologo sta anche nella recitazione di Tommaso Banfi: sorprendentemente organica, umida, rotta, arresa, così tecnicamente sofisticata da far scomparire l’attore e dimenticare ogni teatralità.
O forse chissà… la più dolce poesia sarà ciò che avverrà alla fine dello spettacolo: quello che noi, dopo essere stati vicini a questo cattivo uomo, scopriremo nei nostri cuori.


7 maggio ore 18.00 PalaVolta
“Totemica + Ruggine”
Totemica
danza Chiara Montalbani
musiche originali Paolo Codognola
disegno luci Giovanni Garbo
realizzazione luci Roberta Faiolo
produzione MP.ideograms-TiR danza.
con il supporto di Centro Nazionale di Produzione della Danza Scenario Pubblico, Europa Teatri, Scuola danza compagnia Era Acquario.
durata 27 minuti

Totemica nasce nel periodo della pandemia come riflessione sulla condizione umana contemporanea ed il suo senso di onnipotenza perpetuo. Sono abitato dal dubbio come non mai, la pandemia ha mosso e rotto molte delle mie certezze. Il mio rito quotidiano è disintegrato, alla ricerca di una base ove poggiarsi. Spesso mi ritrovo a navigare in una sorta di spazio siderale, nel quale so di non poter riporre alcuna certezza. Totemica è una divinità decaduta che non sa più chi è, che non si riconosce più in nessun luogo e nessun credo. La coreografia esibisce un dio irriconoscibile nel presente, concreto nella storia, energia viva ma scaduta in un limbo non identificato. Potente tamburo muto che risuona a tratti. L’interprete ricade nel silenzio più enigmatico di una nuova ricerca di se stesso, senza fine. Totemica vuole essere la testimonianza fisica ed emotiva di questa situazione, in cui si abita una sacralità dispersa priva di appigli.


Ruggine
coreografia/danza Manfredi Perego
musiche originali Paolo Codognola
disegno luci Roberta Faiolo
durata 20 minuti

Haiku:
“Autoritratto
Rumore stride
Naturale dentro”
M.P.
Partitura coreutica sopra un fastidio indefinito. Ruggine è una coreografia che parte da un’analisi introspettiva su tutto ciò che crea stridori dentro il mio animo. Una dedica all’oscuro, all’inquietudine, alla violenza che mi anima, un’indagine rivolta alla parte che di solito resta occultata dal sistema educativo. È il residuo che viene spazzato via e che inevitabilmente torna. Come un evento che ciclicamente si ripresenta. È il tempo che passa, che lascia il segno che non vuoi.

Finisterre_locandina