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Opere di culto: dal Comune un contributo di 7.000 euro

Comunicato stampa
Opere di culto: dal Comune un contributo di 7.000 euro
Finanziato il restauro della pala d'altare di Campotamaso, opera del pittore veneziano Carpioni

In un articolo del giugno 1997 comparso sulle pagine de La Voce dei Berici, l'autore Mario Saccardo individuava senza dubbi in Giulio Carpioni l'artefice delle pennellate che compongono la pala d'altare di Campotamaso.
Unico esempio di "Battesimo di Gesù" firmato dal pittore veneziano seicentesco, come ritiene nelle colonne del giornale diocesano il Saccardo, l'opera è stata oggetto di un attento restauro nei mesi scorsi per restituirla alla comunità nel suo massimo splendore.
L'intervento ha beneficiato di un contributo del Comune di Valdagno, per complessivi 7.000 euro, riconosciuti attraverso il fondo annuale stanziato per gli interventi sulle opere di culto.

"Si tratta di un fondo specifico che abbiamo voluto mantenere nel bilancio comunale - spiega il Sindaco, Giancarlo Acerbi - inserendolo anche tra le voci del regolamento per l'attribuzione di contributi aggiornato di recente. Fino al 2014 il fondo era previsto da apposita legge regionale, poi abolita. Abbiamo così voluto proseguire mantenendo lo strumento per il ruolo che rivestono le parrocchie anche nel nostro territorio, con un'intensa attività soprattutto in campo sociale al fianco delle persone più fragili. Quest'anno abbiamo inoltre introdotto una modifica agli interventi ammessi al contributo, inserendo anche le opere artistiche. In questo modo teniamo vivi esempi di arte sacra di indubbia bellezza, contribuendo alla cura di parrocchie, chiese, locali che sono punto di riferimento per la nostra comunità."

La pala, che misura 260x123 cm, è imperniata sulle due figure del Salvatore e di Giovanni Battista. Quest'ultimo tiene in una mano la croce ornata con un nastro sul quale si leggono le parole "Ecce Agnus Dei", mentre con l'altra versa sul capo di Gesù l'acqua battesimale. Tra i due personaggi compare un agnello che volge lo sguardo al Salvatore. Sullo sfondo compare una folta vegetazione, mentre nella parte bassa dell'opera un terreno roccioso viene solcato dalle acque del fiume Giordano. Nella parte alta, infine, compare la colomba, che nell'iconografia cristiana è simbolo di battesimo e dello Spirito Santo, insieme al Padre Eterno, affiancato da due cherubini. A guidare l'individuazione dell'autore nel Saccardo furono diversi caratteri stilistici quali la tipologia di raffigurazioni, la cromia, i panneggi e l'agnello, che si riscontra in altre opere del Carpioni, tra cui una tela conservata nella chiesa parrocchiale di Posina.

Dal 2015, anno dal quale non è più stata in vigore la precedente Legge Regionale (L.R. 44/1987), i fondi stanziati direttamente dal Comune di Valdagno hanno permesso il sostegno del restauro della chiesa e del campanile a Piana e la manutenzione del campanile a Novale (2015), l'adeguamento antincendio dell'oratorio di Novale nel 2017, la sistemazione della pavimentazione esterna di accesso alla chiesa di San Quirico nel 2018 e alcune analisi volte alla messa in sicurezza del Duomo di San Clemente nel 2020.

Biografia dell'autore (fonte Wikipedia)

Nato probabilmente a Venezia nel 1613, Carpioni fu allievo del Padovanino che seguì a Bergamo nel 1631. È possibile che poco dopo il pittore si sia recato a Roma, al fine di completare la sua preparazione classicistica attraverso lo studio dei Baccanali di Tiziano e delle opere di Nicolas Poussin. Dal 1636 è documentato a Vicenza dove dimorerà quasi ininterrottamente, fino alla morte.

Le sue opere più eccellenti figurano nei musei di Vienna e di Budapest, Bordeaux, Digione, Dresda; in Italia sono presenti a Firenze, Padova, Ancona oltre naturalmente a Vicenza, dove passò la maggior parte della sua vita.

Tra le tante opere dipinte dal Carpioni si ricordano: la Glorificazione Dolfin (1647), l'Allegoria Grimani (1651), la pala con Sant'Antonio da Padova, la Vergine e due santi ed il Trionfo di Sileno delle Gallerie dell'Accademia a Venezia. Importanti sono anche i cicli affrescati a Vicenza nell'Oratorio delle Zitelle, nell'Oratorio di San Nicola da Tolentino e a Caldogno nella Villa Caldogno.

Oltre che dai soggetti religiosi, la pittura carpionesca trae ispirazione dagli argomenti della mitologia classica, come nei celebri Baccanali e nelle storie di Ercole, Pan ed Apollo.

Nel Seicento vicentino lo stile di Carpioni si contrappose a quello baroccheggiante di Francesco Maffei, come è possibile ad esempio notare nelle diversità stilistiche presenti nelle pitture dei due artisti nell'Oratorio di San Nicola da Tolentino a Vicenza, dove il pittore fu presente in due riprese. Le tele sul soffitto di quest'oratorio sono le ultime opere dipinte dall'artista, che fu colto dalla morte proprio mentre stava completando il ciclo delle tele da inserire negli stucchi del soffitto. Nel 1631, a Bergamo, realizzò la tela Deposizione di Nostro Signore conservata nella chiesa di Santo Spirito.

La formazione del Carpioni è una sintesi di vari elementi, cioè l'aspirazione verso l'ideale classicistco neotizianesco e l'inclinazione naturalistica derivatagli dalla conoscenza di Carlo Saraceni, di Jean Le Clerc da un lato e le esperienze veronesi del trio Alessandro Turchi, Marcantonio Bassetti e Pasquale Ottino dall'altro. A queste componenti si devono aggiungere lo studio del naturalismo della pittura lombarda, del realismo dei Bamboccianti romani, della carica grottesca di Pietro Vecchia e, infine, delle istanze classiciste di Poussin trasmessegli dalle incisioni di Pietro Testa, Odoardo Fialetti e Simone Cantarini. Nel sesto decennio la sua produzione sarà caratterizzata da ideali di rigorosa austerità formale e cromatica